Se al cuor non si comanda
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Se al cuor non si comanda

Se al cuor non si comanda
Photo by Debby Hudson / Unsplash

di Cristina Perillo | MacGuffin n. 26 - Tachicardia

Cosa ci fa correre il cuore veloce? Un viaggio nelle ragioni del cuore, recita parte del concept del MacGuffin del mese di Febbraio.

Inizio con il domandarmi cosa siano queste famose ragioni del cuore, se non le emozioni, cioè quei processi interiori che si attivano in risposta a un evento, a uno stimolo, che sia soggettivamente rilevante per l’individuo.

In risposta alle emozioni si verificano modifiche fisiologiche che sono adattive, che ci permettono cioè di mobilizzare le energie in maniera rapida e di far fronte a una situazione. Talvolta a una situazione di emergenza. É il caso, ad esempio, della rabbia di fronte a uno stimolo che imporrebbe una reazione di difesa, rispetto a un torto subìto.

Alcune modifiche fisiologiche che si verificano durante la fase di eccitazione delle emozioni possono essere misurate. È proprio questo il caso del ritmo cardiaco, che può talvolta diventare quella corsa veloce del cuore a cui fa riferimento il brief del redattore capo.

Alcune emozioni, dunque, sono effettivamente, e non per modo di dire, in grado di provocarci tachicardia, di farci restare senza fiato.

Alle modifiche fisiologiche, si accompagnano talvolta modifiche emotive ulteriori che possono condurre a stati di confusione, autosvalutazione, inadeguatezza.

Se non siamo in grado di viaggiare con le nostre emozioni alla giusta andatura, tenendo il ritmo senza sovraffaticare il cuore, uno dei rischi è una reazione in termini di comportamento, che, nei casi migliori, può rivelarsi inadeguata; nei peggiori, può portare a situazioni indesiderate, fino a perderne il controllo. Un esempio estremo per tutti: un conto è provare rabbia, un altro è agire con violenza nei confronti di qualcuno, come comportamento messo in atto in risposta alla rabbia che proviamo.

Come si fa, dunque, a viaggiare con le nostre emozioni, senza restarne schiacciati e, anzi, diventando buoni compagni di viaggio a una buona andatura?

Lo chiedo come di consueto agli Arcani Maggiori dei Tarocchi di Marsiglia, che mi rispondono con La Giustizia, la carta dell’equilibrio e della perfezione.

Sembra utopia, di primo acchito e nel sentire comune, combinare le parole emozioni ed equilibrio. Utopia, a patto di dimenticare che equilibrio può veramente esserci, che possiamo raggiungere e mantenere uno stato di bilanciamento, solo quando siamo pronti ad accettare come condizione intrinseca all’essere umano lo squilibrio, l’imperfezione, l’asimmetria. E, infatti, l’intera composizione della carta si fonda sullo sbilanciamento: la colonnina di destra del trono è più alta dell’altra, la spada che La Giustizia regge nella sua mano destra è disallineata rispetto alla verticalità del trono, gli stessi piatti della bilancia che Ella regge nella sinistra sono disallineati. Perché niente nell’essere umano si trova in una condizione di equilibrio, men che meno le ragioni del cuore.

Se non siamo in grado di accogliere le ragioni del cuore con l’ascolto che meritano, e con la momentanea sensazione di squilibrio che possono portarci, è possibile, è facile, esserne sopraffatti, travolti, stravolti.

La Giustizia, con i suoi attributi di attività (la spada) e di ricettività (la bilancia) ci suggerisce di accoglierle e di ascoltare cosa hanno da dirci, abbandonando la fretta di usare la spada, meglio, combinando l’ascolto con l’azione che non ha fretta di mettersi in moto e che può essere mediata dalla nostra capacità di maturare e fornire un comportamento adeguato in conseguenza di un’emozione.

Insomma, un conto è avere consapevolezza delle proprie emozioni, e tutt’altra faccenda è iniziare a correr loro dietro e dietro alla tachicardia che possono provocare.

La Mindfulness ci dice di osservare i pensieri, di osservare le emozioni, accogliendole senza riserve, senza giudizio, senza fretta di agire di conseguenza a esse, e senza il desiderio di scacciarle dal nostro cuore e dalla nostra mente. In altri termini, la Gestalt ci dice di “stare con quel che c’è”.

Stare.

Se talvolta le ragioni del cuore spingono all’azione, dunque, l’azione va sedata, o meglio, è la reazione che va trattenuta per un momento, nel momento presente, senza fretta di andare oltre, avanti, passare al dopo, ma restando nel qui e ora. Dobbiamo sviluppare la capacità di ricevere e agire, ci ricordano la bilancia e la spada de La Giustizia, dove ricevere significa ascoltare profondamente le ragioni del cuore, guardando dentro sé con chiarezza. E se gli attributi che La Giustizia reca nelle sue mani non fossero sufficienti, Ella ci riporta al presente e allo stare, con il suo sguardo, che tiene dritto davanti a sé, nè rivolto alla sua sinistra (il futuro), nè rivolto alla sua destra (il passato). È uno sguardo introspettivo, immerso nel presente, che incontra il nostro facendo appello a una presa di coscienza piena delle ragioni del cuore.

Giustizia, equilibrio, dunque, nella capacità di accogliere lo spaesamento che le emozioni talvolta ci provocano. Equilibrio nella capacità di restare radicati nelle nostre emozioni, di guardarle in faccia senza evitarle, ma imparando a riconoscerle e a chiamarle con i loro nomi, senza autogiudizio, perché ogni emozione, ogni ragione del cuore ha la sua funzione.

I comportamenti più gravi, più scorretti che potremmo mettere in campo sarebbero quello di rinnegare il sorgere di un’emozione, o, all’opposto, quello di reagire istintivamente assecondando la tachicardia. Prendiamoci, invece, un minuto per vedere come vanno le cose, per togliere enfasi alla tachicardia. Non per negarne l’importanza, ma per recuperare uno sguardo lucido, uno sguardo giusto, uno sguardo equanime.

Le emozioni, le vere e uniche ragioni del cuore, rappresentano informazioni preziosissime. Cosa provo? Cosa mi spinge ad andare veloce come il mio cuore? Paura? Passione? Rabbia? Desiderio? Imparare a riconoscerle è il primo atto di consapevolezza; poi, piuttosto che reagire, è necessario agire in conseguenza del nostro stato emotivo, con una risposta corretta rispetto al contesto in cui siamo.

Sono le emozioni che fanno correre il cuore veloce e sono sempre loro che possono causarci qualche problema, se non impariamo a gestire i comportamenti che ne derivano. La questione sta, dunque, nell’ascoltare profondamente la tachicardia, senza correrle immediatamente dietro, ricordando che l’istinto non è sempre il modo migliore per agire l'emozione.

Come dire: se al cuor non si comanda, al comportamento sì. Eccome. La Giustizia ci suggerisce proprio questo.

Con spada e bilancia, poi, ci indica pure che è necessario prendere ciò che meritiamo, ciò di cui abbiamo bisogno, allo stesso tempo mantenendo una certa distanza da ciò che non vogliamo, che non ci fa bene, che non fa il nostro bene. Istintività in primo luogo.

Diciamoci pure, a questo punto, che non abbiamo scuse per cambiare e per voler sedare le corse del nostro cuore. Piuttosto, abbiamo, adesso più che mai, tutte le ragioni per lasciarlo battere veloce, senza corrergli dietro in affanno però. Aspettando un momento che si cheti e agendo con un atteggiamento dove il cuore e la testa non sono più in romantico contrasto, ma diventano compagne di un viaggio a una buona andatura.