Rotolarsi in un prato di ortiche
di Jacopo Boschini | L'oritca - MacGuffin n. 29
Tutti ridono alla battuta del comico. Tutti, tranne lei. E lui, che non dovrebbe ridere ma lo sta facendo, se ne accorge. Perché lei, quella che non ride, è la sua dolce (ma non docile) metà. Lui quindi blocca il sorriso e lascia che il macho vendicatore che gli vive dentro si risvegli e prenda il sopravvento. Posseduto dall’ancestrale creatura, lui si alza. Con passo da cowboy che attraversa il saloon per difendere la sua donna, va verso il comico e gli smolla uno schiaffo (gesto che i cowboy che conosco io avrebbero severamente deplorato). Poi se ne torna al suo posto sbraitando insulti e minacce. Tutti increduli. Imbarazzo generale. Scompiglio mondiale.
Ecco, in sintesi, lo schiaffo di Will Smith al comico Chris Rock. Non mi dilungherò ulteriormente, difficile che in qualche modo non lo abbiate visto. E, probabilmente, lo avete anche commentato. Ha fatto bene, ha fatto male. La battuta era di cattivo gusto, non era per nulla offensiva. Di questi tempi sulle donne certe cose non si dicono, basta con questo politicamente corretto.
Al di là di quale sia la vostra opinione quello che è mancato, qui in Italia, è un dibattito che tenesse conto del contesto. E il contesto è questo: il comico, in U.S.A., può, e deve, dire tutto quello che vuole. Perché la libertà di parola, in U.S.A. è sacra. C’è anche un’espressione per chiamare questa particolare forma di comicità così feroce ed irriverente: stand-up comedy. È un’arte che ha radice assai antiche e, se proprio proprio vogliamo fare i saccenti, potremmo spingerci a trovare lo spirito originario in Aristofane.