Paolo Alessandrini | Mostri della matematica
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Paolo Alessandrini | Mostri della matematica

Paolo Alessandrini | Mostri della matematica
Photo by Mika Baumeister / Unsplash

di Simona Rusconi | Diamo i numeri - MacGuffin n. 23

Il mondo dei numeri sembra essere una delle poche certezze in un presente così imprevedibile e complesso. Un luogo rassicurante, abitato da sottili alleati che ci permettono di navigare tra i dati di ieri e di oggi e di afferrare le profezie di successo o di sventura per il domani, che con la loro presenza ci indicano.
Se non possiamo contare nemmeno sui numeri, viene da dire, in cosa potremmo mai credere?

In fondo, ci sono regole e formule ben precise da rispettare. E, quando sei al liceo, puoi stare sicuro che nelle ultime pagine del tuo libro di matematica ci saranno sempre le soluzioni di ogni singolo esercizio. Risposte immutate ed immutabili, lì ad aspettarci per indicarci la giusta via.

Bene. Ho una brutta notizia: non è tutto così rassicurante e scontato.

Spesso si insegna la matematica come la scienza dei calcoli in cui tutto torna e deve tornare, in cui tutto deve essere prevedibile e non possono capitare sorprese. Ma, se così fosse, finirebbe per risultare noiosa perfino ai matematici stessi. La matematica è, al contrario, piena di elementi strani, sorprendenti, addirittura sconcertanti e mostruosi. Chiedete a un matematico cosa c’è di bello nell’oggetto del suo studio: molto probabilmente risponderà che la bellezza della matematica ha a che fare proprio con il suo essere spesso imprevedibile e spaventosa. Con il suo imbattersi in concetti strani, che scardinano il senso comune: idee sorprendenti che indicano direzioni nuove e apparentemente assurde.

Ora, non so voi quanti matematici conosciate per porre loro questa domanda, ma io due anni fa - in piena pandemia - una cosa sono riuscita a chiederla a Paolo Alessandrini, insegnante di matematica e divulgatore scientifico. Ovvero, di darmi una parola per lui preziosa in quel momento e la sua risposta è stata questa: bellezza.

Nella matematica si tende a cogliere una mostruosità che ha a che fare con la noia, con la complicatezza, con l’apparente assenza di senso, e così via. La matematica diventa quindi mostruosa, ma di un mostruoso negativo, che bello non è affatto.
Nella matematica, però, ‘mostruoso’ può diventare quasi sinonimo di bellezza. ‘Mostro’ nel senso di vertiginoso, colossale, per dimensione e complessità. I mostri sono vette, a volte scalate a caro prezzo. E, paradossalmente, più sono mostruosi più sono belli, perché rivelano proprietà che non erano prevedibili e ci fanno scoprire collegamenti sorprendenti.

Proprio il carattere inatteso e spiazzante di certi concetti è il principale ingrediente di quella che viene definita ‘bellezza matematica’. E, proprio per abituare gli occhi degli altri a poterla cogliere, Paolo ha lasciato il lavoro in azienda come ingegnere informatico, iniziando ad occuparsi di comunicazione della matematica, attraverso le conferenze, il suo blog e la scrittura di saggi ed articoli. In seguito, è arrivato anche il desiderio di insegnare questa materia in modo nuovo, ed è così che si è ritrovato dietro ad una cattedra a parlare ai ragazzi.

Oggi sono molto felice di questa mia nuova vita. Mi sento molto più a mio agio e realizzato e sono orgoglioso di svolgere un mestiere che sento doppiamente importante (e delicato). In definitiva, cerco di fare il mio meglio per rendere la matematica sopportabile, magari nella speranza di accendere qualche scintilla di passione, nella mente degli studenti ma anche degli ex-studenti.

Una scintilla, sì. Come una magia.
La stessa in cui Paolo si è divertito ad inserire alcune ‘belve selvagge’ del mondo dei numeri, immaginando i matematici come maghi intenti a stanarle ed addomesticarle. Potete trovare tutto nel suo ultimo libro.

E, per concludere, io non lo so se credo ai mostri.
Forse sono entità troppo fiabesche per me, troppo mitologiche.
O forse in realtà non ci ho mai pensato.
Ma so di credere all’esistenza degli enormi pensieri neri che ci schiacciano nella notte. A queste entità nella nostra testa che sembrano volersi prendere tutto e portarci via il bello della nostra vita.
E forse quella con i mostri è una grande guerra, sì, ma anche una splendida storia d’amore. Perché i mostri chiedono in qualche modo di essere ascoltati, di essere capiti, di entrare in relazione con noi.
E solo così - smettendo di fuggirli e contrastarli - possono smettere di farci paura.