La sindrome di Cyrano
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La sindrome di Cyrano

La sindrome di Cyrano
Photo by Edilson Borges / Unsplash

di Jacopo Boschini | MacGuffin n. 37 - Maschere

Lei è nobile, leggera, eterea, ma soprattutto bella. Lei è Rossana.

Lui è arrogante, forte, prepotente, ma soprattutto brutto. Lui è Cyrano.

L'aggettivo brutto, riferito a Cyrano, è riduttivo. Cyrano è infatti uno degli uomini più brutti che abbia mai messo naso sulla faccia della terra. Perché Cyrano ha un naso che ricorda, per forma e dimensioni, il Cervino: parte largo alla base e poi, con ostinata irregolarità, si assottiglia su su, fino alla punta, così maestosa, così ingombrante, così oscena, così distante dalle pendici.

Una legge implacabile dell'Universo recita: l’uomo più brutto è destinato ad innamorarsi della donna più bella (e viceversa). Non so perché l'Universo imponga certe leggi (sospetto per rendere tutto più interessante); sta di fatto che, per quanto Cyrano sia coraggioso, la sua bruttezza gli impedisce di dichiarare a Rossana quanto la desideri (tantissimo).

Tutte le tragedie iniziano in un momento preciso: quella di Cyrano incomincia quando Rossana lo convoca, in privato, per parlargli di una faccenda.

Una faccenda d’amore.

E lui, Cyrano, per un momento cede all’illusione. E se lei così bella, così nobile, così pura (e blablabla) si fosse incredibilmente, inconfessabilmente, ineluttabilmente (e blablabla) innamorata di lui?

L’incontro avviene nella bottega di un pasticcere.

Lei, donna audace, gli confida di essersi innamorata. E non di un uomo qualsiasi. Ma di un uomo fuori dal comune. Dice (più o meno) Rossana:

lui è fiero (Cyrano trasalisce).

Lui è nobile d’animo (Cyrano freme).

Lui è forte in battaglia (Cyrano esulta).

Ma soprattutto, lui, è bello (Cyrano, dentro, muore).

Come sarebbe a dire, bello?

Sì, risponde lei, bello, anzi bellissimo. Si chiama Cristiano, ed è appena diventato Cadetto di Guascogna. I Cadetti di Guascogna, si sa, preferiscono il pericolo alla tranquillità. Per questo Rossana ha convocato Cyrano, per chiedergli di proteggere l'uomo che lei ama.

L'illusione quando si rompe non fa rumore. Ma se lo facesse, avrebbe lo stesso suono del silenzio di Cyrano.

Ed ecco dunque come Cristiano, un tipo belloccio, immaturo e (decisamente) tonto abbia trovato in Cyrano un protettore, una guida e un mentore.

Cristiano, oltre alla bellezza, ha però davvero poco da offrire a Rossana. Ma Cyrano può tollerare che la donna che lui ama scopra di essere innamorata di un uomo che non sa nemmeno costruire una frase di senso compiuto? Assolutamente no.
Così, piuttosto che vederla soffrire, decide di scrivere lui le lettere d'amore che dovrebbe scriverle Cristiano.

La faccio breve (tagliando con la mannaia trame e sottotrame, Rostand abbi pietà di me): l’intrigo funziona così bene che Rossana e Cristiano si sposano.

Ma i due non fanno nemmeno in tempo a consumare la loro prima notte che arriva lesta lesta la Guerra. E la Guerra se ne frega se hai figli, se hai vinto alla lotteria o se ti sei appena sposato. Perché quando la Guerra chiama, si parte. E subito.

Tre lettere al giorno. Tutti i giorni. Tante ne scrive Cyrano (fingendosi Cristiano) durante l'assedio della città di Arras, alla sua amata Rossana.

E Rossana, posseduta da un amore eccitato all’inverosimile da quelle lettere, sfida soldati, pallottole e trincee per giungere nell'accampamento dei Cadetti di Guascogna e riabbracciare il suo amore. Purtroppo per lei giunge in un giorno carico di tensione. Il nemico sta per attaccare e i Cadetti sanno che quelle sono, con tutta probabilità, le ultime ore della loro vita.

Vedendo Rossana così determinata anche nel pericolo, Cyrano rivela a Cristiano il numero delle lettere che le ha scritto e lo implora di reggere il gioco. Rossana non deve sapere che è lui, Cyrano, il vero autore. Cristiano (anche se tonto) capisce: la sua amata Rossana è giunta fino a lì sospinta dalle parole di un altro.

Forse, mi sono accanito un po' troppo sul povero Cristiano. È vero, non potrebbe mai iscriversi al Club degli Svegli. Ma è anche un uomo dall’onesta semplicità. E dunque capisce. Capisce che Rossana deve essere libera di scegliere tra il brutto nasone dalle parole travolgenti e il belloccio grand e gross, ciula e baloss. Ma la Morte è più veloce dell’Amore: i Cadetti vengono chiamati per un ultimo disperato assalto dal quale Cristiano non farà ritorno. Cyrano, per rispetto e per codardia, non rivelerà mai di essere lui l’autore di quelle lettere, lasciando Rossana vedova ed inconsolabile.

15 anni dopo la morte di Cristiano, Rossana vive chiusa in un convento. Cyrano va a trovarla tutti i sabati, sempre alla stessa ora. Fino a quando, un sabato, arriva in ritardo. E non è da lui.

È successa una cosa. Mentre percorreva la consueta strada verso il convento, qualcuno ha lasciato cadere sulla sua testa dura ed orgogliosa una pesante trave di legno. Un vero colpo spaccacranio. Cyrano barcolla. Sviene. Quando apre gli occhi la vede, la Morte, dritta davanti a lui, pronta a portarselo via. Ma lui vuole, anzi deve vedere per un’ultima volta la sua Rossana.

Non ora, le dice, torna più tardi.

E dunque eccolo, nel cortile del convento, Cyrano, con i minuti contati, mentre chiede a Rossana di poter leggere l'ultima lettera che le ha scritto Cristiano. Lei gliela porge, senza capire il perché di quella strana richiesta. È ormai buio e Rossana si sorprende nell'ascoltare quelle parole lette da Cyrano con tanto trasporto. E poi non c'è luce a sufficienza per leggere e...
E Rossana comprende: comprende che Cyrano, quella lettera, la conosce a memoria. E non solo quella. Ma anche tutte le altre. Tutte quelle parole, che l'hanno fatta innamorare, provenivano dall'anima di Cyrano.

Nemmeno il tempo di un definitivo chiarimento ed ecco apparire di nuovo lei, la Morte (che scocciatrice!), che reclama la sua preda. Cyrano Ercole Saviniano Signor di Bergerac, che in vita fu tutto e non fu niente, ormai esausto, si spegne tra le braccia di Rossana.

Il Cyrano De Bergerac è una bellissima metafora sulle nefaste conseguenze che si verificano quando si confondono maschera ed identità.

Quando affronto il tema della maschera durante una formazione o una conferenza, pongo questa domanda: a che cosa servono le maschere?

La risposta è praticamente sempre la stessa: le maschere servono a nascondere.

Risposta sbagliata, mi spiace.

È vero che la maschera nasconde il volto dell’attore, ma lo fa per mostrare un tratto saliente del carattere e della personalità del personaggio. Ed è proprio questa la funzione primaria della maschera: mostrare.

Tutti gli esseri viventi, in natura, si dotano di maschere (basti pensare al pavone che apre la sua coda per spaventare possibili predatori, all’uccellino che gonfia il petto dalle piume sgargianti per conquistare nuove compagne, ai fiori che utilizzano forme e colori per attrarre a sé gli insetti). Noi esseri umani, ovviamente, non facciamo eccezione, ma abbiamo un utilizzo assai più complesso delle maschere. I nostri atteggiamenti, il nostro modo di parlare, il nostro look, sono tutti elementi che concorrono a costruire una maschera utile a comunicare in maniera immediata ed efficace un aspetto della nostra personalità in relazione al ruolo che interpretiamo in uno specifico contesto.

La perplessità che mi viene più spesso rivolta rispetto a tutto ciò, è: quindi indossare una maschera significa fingere, o peggio, mentire.

Assolutamente no.

Non mi stancherò mai di ripeterlo: la maschera è uno degli strumenti che usiamo per interagire con gli altri e raccontare uno tra i mille aspetti che formano la nostra identità. Indossare maschere a seconda del contesto e del ruolo che interpretiamo, significa semplicemente scegliere la  modalità di comunicazione più efficace.

E qui si genera spesso un problema: a volte, al posto di cambiare maschera in base a contesto e  ruolo, ci fossilizziamo su una sola maschera che viene buona per tutte le occasioni.

E giungiamo così a quello che io chiamo Effetto Cyrano: indossare prevalentemente una sola maschera può generare la falsa convinzione che maschera ed identità coincidano. Cyrano è un personaggio che, a causa del suo nasone, vive nella convinzione che quel volto sia l'unico aspetto che gli altri vedono di lui. Può una donna amare un uomo del genere?
Secondo Cyrano no. Perché Cyrano non solo si sente un mostro da evitare, ma agisce (e vive) come un mostro da evitare. Cantava Guccini nella sua bellissima Cyrano:

si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore
Che a me è quasi proibito il sogno di un amore.

Ma chi era a proibire a Cyrano il sogno di un amore se non Cyrano stesso?

La scusa di questo mese è semplice.

Per evitare di fare la fine di Cyrano non ci si deve identificare con una sola maschera. Andiamo oltre. Troviamo il coraggio di lasciare spazio libero alla bellezza che c’è in ognuno di noi. Raccontiamoci nella nostra molteplicità. E lasciamo agli altri il compito di giudicare, ed accogliere, tutta questa bellezza.